« Theotocon » Madre di Dio di Domenico di Giovanni da Corella e l’Annunziata

Theotocon è un poema dedicato alla Vergine, scritto in distici elegiaci latini [due versi: un esametro e un pentametro], databile circa al 1464-65. Ricorda, nel libro IV, le basiliche fiorentine a Lei intitolate e apre ampie ‘finestre’ sugli aspetti della devozione e dell’urbanistica.
Il suo autore, il padre domenicano fra Domenico di Giovanni, nacque nel 1403 a Corella di Mugello e morì il 27 ottobre 1483 a Santa Maria Novella, convento di cui era stato priore nel 1436. Oltre che poeta (in lingua latina con il Theotocon e De Origine urbis Florentiae), fu provinciale della Provincia romana nel 1438-44 e 1450-55, vicario generale dell’Ordine nel 1415-53 e docente di teologia nello Studio fiorentino. In quest’ultima veste commentò la Commedia di Dante nel 1469-70” (v. Pier Giorgio Ricci, Enciclopedia Dantesca, 1970).
I brani sulla SS. Annunziata sono contenuti nei vv. 605 e ss. nella traduzione dal latino di Lorenzo Amato, Tesi di dottorato in Civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento ..., 2004, poi nel libro Theotocon, Edizioni di Storia e Letteratura, 2012.
Sono stati trascritti anche sul periodico dal santuario tra marzo e agosto 2007.
Appare dalla loro lettura un’estesa visione d’insieme sul santuario: i frati Servi di Maria che qui ebbero origine, l’immagine miracolosa della Madonna, le testimonianze rese dai tanti ex voto e dai “miseri casi umani”, le statue dei personaggi, così numerose da rendere la “chiesa con l’aspetto di una città”, e quelle delle schiere di soldati e delle flotte ...
L’autore fa entrare nel poema anche Piero di Cosimo dei Medici, che promosse la costruzione del tempietto della Madonna e la compera di oliveti per fornire di olio le lampade accese davanti alla santa Immagine. Quindi ricorda l’acquasantiera a cratere e l’armadio degli argenti il cui sportello era stato dipinto dal beato Angelico “fiorito di molte virtù”. Alla fine fra Domenico menziona San Filippo Benizi († 1285), il vescovo di Cortona fra Mariano Salvini († 1477) e, per la sua lotta contro l’eresia catara San Pietro Martire, altro grande domenicano († 1252) che “con le sue parole ammorbidiva i duri cuori”.

... Osservo gli atri felici della Nostra Signora,
Alla quale serve libera la schiera dei religiosi.
Questa, prendendo all’origine il nome ‘dei Servi’,
Era dedita alla venerazione di tanto grande Madre,
Che per prima si dichiarò spontaneamente ancella di Dio,
Mentre stava per partorire di lì a poco Cristo re,
Quando a Lei Gabriele offrì dai luoghi celesti Il suo saluto, come chiaramente insegnano le Sacre Scritture.
Allora il Dominatore dell’Olimpo assunse le sembianze del servo
Generato mite uomo dall’umile Vergine.
Con particolare devozione veneriamo l’immagine di Lei,
Mentre l’angelo rimane di fronte ai suoi piedi,
Con gesto di saluto, velato di bianca sopraveste,
Raffigurato nell’atto nel quale a Lei disse “ave”.
In questo tempio tale immagine di grande virtù
Siede degna, famosa per i molti miracoli.
La nostra terra, come qualsiasi terra straniera, venerandola
Prega di essere più sicura con il suo aiuto,
Per opera della quale i corpi sono guariti da diverse malattie
E bene è curato ogni genere di ferita,
Come provano i voti di cera, modellati in molte forme diverse,
E ci rendono testimonianza gli individui di entrambi i sessi protetti;
I re e i signori potenti risanati grazie a Lei
Qui posero le loro famose statue.
Spesso i condottieri dopo aver subito i pericoli della battaglia
Salvati dal valido aiuto di questa Vergine
Offrono in voto se stessi con i propri cavalli,
Dando a Lei i bei doni della milizia.
Sono tutti condottieri di belligere schiere, questi
Che vediamo stare in groppa a immani cavalli.
Qui risiedono anche nobili giovani e anziani,
Mentre la plebe occupa il gradino più basso.
Questa chiesa, abitata da coloni scolpiti, ha l’aspetto
Di una città, conservando tante statue di uomini.
E come in un vero confronto armato si prepara la battaglia,
Se quella deve essere condotta con retto ordine,
Così parimenti l’esercito ornato di dense schiere
Si vede in una parte della chiesa.
Nella vuota aria della quale ci sono navi pendenti che
La Santa Madre salvò dalle acque marine.
Infatti quando il vento del nord, portatore di tempeste, comanda il mare
Lei implorata dirige i vascelli vaganti,
Che qui vediamo disposti in modo tale, come se
Si dovessero combattere vere guerre in alto mare.
Infatti qualsiasi cosa possa nuocere in terra o in mare
La santa immagine rimuove col suo aiuto,
Come attestano le crudeli catene di ferro sospeso
E le armi che pendono dentro e fuori.
Qui appaiono gli esempi che mostrano i miseri casi
Dai quali Essa protegge il genere umano.
Ma sebbene fosse visitata da numerose persone, questa
Bella immagine della Dea Madre Salutata,
Tuttavia la struttura di questo vecchio sacello
Non era un tempo capace di ospitare tanto grande folla.
Accorgendosi di ciò Pietro, degnissimo erede di Cosimo
Ornamento e splendore della sua famiglia medicea,
Desiderando di collocarla quanto prima in una sede appropriata,
Fece questa costruzione degna di tanta Vergine.
Infatti tutta composta di bianco marmo
Vince le altre chiese e per pregio e per arte.
Un’ara sta nel mezzo a quattro nuove colonne
E di sopra è tutta coperta da un soffitto piano,
E la vecchia scultura copiata da scalpello recente
La orna e riveste con le sue chiome d’oro.
Lì molti gigli biancheggiano sopra il verde tirso
Rosseggiano i pomi maturi, simboli della famiglia dei Medici.
Un’alta corona splende sorretta dalla mano angelica,
Che la santa Maria tiene sulla fronte sublime.
Come un cielo fiammeggiante, per le molte lampade
L’altare della pia Vergine splende notte e giorno,
Poiché, più sapiente fra tutte le vergini sagge,
Questa Vergine portò l’olio con una lampada piena.
Affinché nell’altare non venisse mai meno il fuoco perenne,
Pietro comprò in blocco, di sua iniziativa, dei campi di olivi
Affinché questo nobile altare rifulga tutti i giorni
Reso splendido grazie al liquore apportatore di luce
E donò dei campi fertilissimi, buoni per produrre frutti,
Comprati con le sue immense ricchezze.
Dal frutto di questi traggono alimento i ministri
Che officiano le cerimonie di adorazione di questa immagine della Madre,
Ripetendo le parole di quel saluto angelico
Che a lei mandò il Signore dalla rocca celeste.
A questo sempre va la stessa gratissima lode, poiché grazie a quel saluto
Lei, salvo il pudore, fu gravida di prole.
E questo insegna questa immagine molto venerabile,
Abbellita dai grandi finanziamenti di quell’uomo generoso.
E in mezzo alla chiesa è situato uno splendido cratere,
Che contiene nell’ampia bocca le sacre linfe.
A questo aggiunge grazia la pietra di paragone
e dà decoro un’ingente sfera fatta di marmo scuro.
Lo sostengono quattro sfere minori;
Una piccola statua di bronzo del Battista completa l’opera.
Da qui i numerosi fedeli prendono i voti desiderati,
Per tornare indietro più pura dopo aver toccato l’acqua sacra.
Tralascio di ricordare gli altri splendidi doni Del sacello della Vergine, che spesso Pietro offrì a lei,
E i nuovi sacrari che fece per i ricchi tesori della chiesa,
Nei quali sono collocate le ricchezze donate volontariamente,
Che re, famosi condottieri e potenti tiranni
Vollero qui porre quale offerta per i propri voti.
Lì stanno vasi di argento con varie figure,
Che racchiude una tavola dipinta all’esterno,
Che Giovanni aveva prima creato con maestria, lui, pittore angelico,
Non inferiore per nome a Giotto né a Cimabue,
La fama dei quali fu chiara per le città toscane,
Come canta il poeta Dante nei suoi dolci versi.
Egli fiorì anche di molte virtù,
Mite di indole e virtuoso per religiosità.
Da qui gli derivò, sopra a tutti gli altri pittori, la grazia inimitabile di rappresentare la Vergine,
Come mostra la figura splendida della Dea salutata,
Spesso raffigurata dalle mani dello stesso Giovanni
Qui il nuovo Ordine detto dei Servi di Maria
Iniziò a sorgere da una esile origine,
La cui piccola gloria in breve crebbe per il mondo,
Resa grandissima a opera della Madre di Dio
Filippo Benizi, glorioso per le sue grandi virtù,
Visse un tempo, celebre padre, in questo monastero;
Le cui morte ossa, vivificate da nuovi portenti,
Sono ora situate a Todi.
Ora il vescovo Mariano, degno di eccelso onore,
Vera salvezza e padre di un luogo tanto grande,
Con la sua integrità conserva e accresce questo tempio
Mentre con le sue placide parole ammonisce le menti pie,
Sferza con audaci sermoni i popoli potenti,
Dicendo la verità senza essere intimorito da nessuna paura.
Ma di quali meriti un tempo risplendette questa chiesa
Lo dimostrano le famose gesta di San Pietro Martire,
Il quale, volendo purgare la nostra città dall’eresia,
Rimase ospite in questo monastero, combattente per la fede;
Stando qui allora, e desiderando eliminare la nefasta eresia,
Con le sue parole ammorbidiva i duri cuori ...

Raccolto da Paola Ircani Menichini, 26 gennaio 2024.Tutti i diritti riservati.




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